Con
partenza dal lungo lago di Gera Lario si procede lungo la
pista ciclabile in direzione NORD verso Sorico ed il ponte
del Passo.
Superato
tale ponte si gira alla prima a destra entrando nel territorio
gestito dal consorzio Riserva Naturale Pian di Spagna e Lago
di Mezzola.
Con
molta attenzione nel non lasciare le carrarecce ben segnate,
si deve procedere verso gli argini del fiume Adda e successivamente
imboccare la grande strada sterrata pianeggiante che tiene
alla sinistra una grossa cava di ghiaia.
Percorrendo
tale strada si sbocca sulla statale in prossimità del
ponte stradale sul fiume Adda.
Con
moltissima attenzione è necessario attraversare il
ponte per imboccare la pista ciclabile che collega Colico
con Morbegno.
Tale
pista ciclabile deve essere percorsa in direzione SUD, la
stessa direzione del corso del fiume e dopo aver superato
un piccolo ponticello su una roggia si intravedno le indicazioni
per i forti.
E'
necessario proseguire imboccando una strada asfaltata che
dirige verso il centro abitato di Colico, costeggiando sulla
destra la ferrovia, la strada porta ad incrociare le chiare
indicazioni del forte di Montecchio.
Procedendo
su di una ripida salita, si arriva a destra al cancello di
ingresso del forte.
E'
necessario prenotare la visita che normalmente si tiene di
ora in ora in certi periodi dell'anno.
Per
maggiori informazioni telefonare a : 0341-850789
e-mail : fortemontecchio@tiscalinet.it
Il
forte, che domina gli sbocchi della Valtellina e della val
Chiavenna, fa parte della "linea Cadorna"
, creata durante la prima guerra mondiale per fronteggiare
un possibile attacco degli imperi centrali attraverso la neutrale
Svizzera.
Nel 1939 viene dedicato al tenente Aldo Lusardi, medaglia
d'oro al V.M.
Nella grande guerra non ha mai occasione di essere messo alla
prova e solo negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale
è al centro di intricate vicende culminanti con un
ruolo, forse decisivo, nella resa dell'autocolonna Mussolini
in fuga verso l'onirico Ridotto Alpino Repubblicano.
Notevoli e tuttora degni di rispetto i quattro cannoni 149/35,
ben conservati ed ancora funzionanti, che armano l'opera difensiva.
Nel
corso della storia la Valtellina ha sempre rappresentato una
delle maggiori arterie commerciali da e per il Nord Europa.
Ma, contemporaneamente, è stata fra le principali direttrici
di transito degli eserciti invasori. Colico, proprio perché
situata alla fine della Vallata, ha costituito la posizione
ideale per una roccaforte. Lo testimoniano le torri di Fontanedo
ma, soprattutto, il celebre forte di Fuentes
che l'omonimo conte spagnolo, governatore del Ducato
di Milano, nel 1603, decise di far costruire a guardia del
proprio confine settentrionale.
Risalgono
al 1862 gli studi, per una nuova fortificazione, voluta dalla
“Commissione permanente per la difesa dello Stato”. Il forte
avrebbe dovuto arrestare invasioni provenienti dal Maloia,
dallo Spluga e dallo Stelvio. Ma la Svizzera non venne ritenuta
una seria minaccia e l'idea, in un primo tempo, fu accantonata.
Se
ne riparlerà nel 1871 con il progetto di un nuovo forte,
da costruirsi sul colle di Fuentes, con una spesa preventivata
in 1.500.000 lire. Ma l'anno dopo il Comitato di Sua maestà
espresse parere contrario, “essendo poco probabile una violazione
austriaca nel territorio svizzero; remota e facile da prevedersi
in tempo, una violazione da parte della Germania”. Si giunge
così al 1901, quando il Ministero della guerra studia
il posizionamento di alcune batterie di cannoni. Due, formate
da quattro pezzi da 149 G e protette da un parapetto in muratura,
da piazzare a Fuentes.
Mentre
una terza, con due cannoni, da mimetizzare in una caverna
della penisola di Piona. Ma anche queste opere vennero ritenute
poco urgenti. Solo nel 1911 prende il via il progetto della
“Linea di operazione Mera – Adda”. Con lo scopo, ancora una
volta, di sbarrare il passaggio agli eserciti che avessero
disceso la Valtellina e la Valchiavenna. Alcuni generali dello
Stato Maggiore, dopo un attento sopralluogo, decisero di piazzare
una batteria permanente proprio sul Montecchio Nord. Da questa
posizione, infatti, sarebbe stato possibile tirare sulla sponda
Occidentale del Lario, sulla strettoia di Novate Mezzola e
sulla Bassa Valtellina.
Si
iniziò così la costruzione del forte che, inizialmente,
si avvalse di un primo stanziamento di 750.000 lire. Mentre
nel 1912 il progetto venne rivisto, poiché fu ritenuto
indispensabile un ampliamento della polveriera per stipare
gli esplosivi, necessarie alle interruzioni stradali, precedentemente
ammassati a Tanno, nei pressi di Chiavenna.
Nel
dicembre del 1913, all'approssimarsi della Prima Guerra Mondiale,
risultano completate le strade d'accesso, mentre per l'opera
corazzata sono da poco iniziati i lavori preliminari.
Nel luglio del 1914, all'inizio delle ostilità, il
forte è ancora in costruzione e, per tale ragione,
i lavori subiscono una decisa accelerazione. Al punto che,
nel mese di dicembre, anche l'armamento è completato
e il forte è pronto ad aprire il fuoco. Oltre alle
batterie del forte di Montecchio altri cannoni erano stati
piazzati a Piona, fra i ruderi del forte di Fuentes e al castello
di Vezio, sopra Varenna. Inoltre, essendo ritenuta troppo
violabile una posizione a livello del lago, alcune batterie
trovarono posti sulle pendici del Monte Legnoncino.